Articolo a cura di:
Francesca De Taddeo
Medico Chirurgo
Specialista in
Medicina Interna

INTRODUZIONE
L’esame di riferimento per la diagnosi di osteoporosi è la densitometria ossea, o mineralometria ossea computerizzata (MOC) che permette di misurare esattamente la densità minerale ossea (Bone Mineral Density, BMD), cioè la quantità (espressa in g/m2) di minerali presenti nello scheletro in toto o in alcuni distretti scheletrici particolarmente soggetti alla perdita di massa ossea. A volte la MOC viene chiamata anche DXA o DEXA (da Dual Energy X ray Absorbtiometry); in realtà queste due sigle indicano la tecnica con la quale viene eseguito l’esame. La MOC è un esame semplice, rapido e assolutamente indolore. Prevede l’impiego dei raggi X, ma in dosi bassissime (di gran lunga inferiori a quelle di una radiografia e infinitamente più basse rispetto a una TAC), per cui si tratta di un esame sicuro, che si può ripetere tranquillamente nel tempo. La misurazione si esegue di solito a livello della colonna vertebrale (lombare), del femore o del polso. La scelta del segmento da studiare dipende da diversi fattori, tra cui il sesso e l’età del paziente: in genere, si preferisce analizzare la colonna lombare nelle donne fino a 60 anni e negli uomini fino a 65, e il collo del femore nelle persone più anziane e/o in presenza di malattie della colonna lombare.

Che tipo di risultato dà la MOC?
La MOC fornisce una valutazione di tipo quantitativo e permette di valutare la densità minerale ossea (BMD) definita come rapporto tra contenuto minerale osseo e superficie ossea esaminata (g/cm2): esprime quindi una densità minerale di superficie e non volumetrica. Nella pratica clinica, più che ai valori di BMD, si fa riferimento ai valori di T-score o di Z-score. Il T score misura la differenza fra il valore di BMD dell’osso esaminato e il campione di riferimento (soggetti sani di 30 anni esaminati nel momento in cui si raggiunge il massimo livello di massa ossea). Lo scostamento in più o in meno del valore misurato nella persona in esame dal valore medio della popolazione di riferimento si esprime come deviazione standard (DS) e ogni DS in meno equivale circa a una riduzione del 10-15% rispetto al valore medio di riferimento. Il numero di DS dalla media di riferimento si indica con il termine T-score. Lo Zeta score misura la differenza tra il valore di BMD dell’osso esaminato e il campione di riferimento rappresentato da soggetti sani e di pari età. Tale parametro viene utilizzato per per i soggetti inferiori ai 50 anni e nelle donne in premenopausa: in questi casi il valore di riferimento della zeta score per definire una condizione di fragilità scheletrica è – 2 DS di Z-score numero di deviazioni standard rispetto ad una popolazione di riferimento della stessa età.

Interpretazione della MOC
(Direttive OMS recepite ed estese poi dall’International Society for Clinical Densitometry ISCD anche su vertebre lombari radio e femore in toto)
Donne in post menopausa (oltre 65 anni) e uomini oltre 70 anni – risultati ottenuti al collo del femore.

  • Normale: +2.5 > T-score > -1.0
  • Osteopenia: -1.0 > T-score > -2.5
  • Osteoporosi: T-score < -2.5
  • Osteoporosi severa: T-score < -2.5 con una o più fratture da fragilità

Nelle donne in pre-menopausa e negli uomini di età inferiore ai 50 anni bisogna fare riferimento allo Z-score, e non al T-score. In particolare, vengono stabilite le seguenti definizioni:

  • inferiore al range atteso per età: Z-score < -2.0
  • nel range atteso per età: Z-score > -2.0

Tali definizioni necessitano di alcune precisazioni. In virtù dell’importanza crescente che sta assumendo l’evento fratturativo nella valutazione diagnostico-terapeutica del paziente, è bene specificare che la presenza di frattura da trauma lieve è di per sé diagnostica di osteoporosi severa, indipendentemente dal valore del T-score. Inoltre, l’OMS non contempla l’utilizzo di aggettivi da affiancare alla diagnosi di osteoporosi o osteopenia (es: modesta osteopenia, marcata osteoporosi), eccetto l’aggettivo “severa” che viene riservato ai pazienti con fratture patologiche. Nonostante infatti la densitometria ossea rappresenti tuttora il gold-standard per la diagnosi dell’osteoporosi e sia riconosciuta un importante indicatore del rischio di frattura, è noto che quest’ultimo dipende non solo dalla densità minerale ossea ma anche da altre caratteristiche dell’osso (es. micro e macrostruttura, caratteristiche del collagene, metabolismo) e da fattori di rischio anamnestici e clinici indipendenti dalle condizioni dell’osso (es. trattamento corticosteroideo concomitante, fumo, indice di massa corporea, rischio di caduta, comorbilità ecc). Ne deriva che la stima del rischio di frattura del soggetto sulla base del solo dato densitometrico risulta spesso inaccurata e che solo una valutazione medica integrata dei molteplici fattori di rischio per frattura può fornire al medico ed al paziente un’indicazione accurata per eventuali ulteriori accertamenti diagnostici o per trattamenti preventivi, farmacologici e non, del rischio di frattura. Infine, particolare attenzione andrebbe posta a valori di BMD aumentata, secondari ad artefatti o a rare condizioni patologiche dell’osso, che molto spesso sono refertati come normali. Attualmente non vi è accordo unanime sulla definizione di BMD aumentata, sebbene alcuni esperti abbiano proposto un cut-off di Z-score/T-score ≥ +2 sia alla colonna sia al femore.

Chi e con quale frequenza deve sottoporsi alla MOC?
Di seguito vengono riportate le categorie di persone considerate meritevoli di essere sottoposte ad esame MOC, che non va considerato comunque un test di screening da eseguire a tappeto su tutta la popolazione.

Per chi è indicata:

  • donne in post menopausa (oltre 65 anni) indipendentemente dalla presenza di fattori di rischio
  • donne in post menopausa (sotto i 65 anni) con fattori di rischio aggiuntivi (storia familiare di osteoporosi, fratture precedenti, uso prolungato di corticosteroidi, fumo, abuso di alcool, fattori nutrizionali, vita sedentaria, farmaci ecc)
  • uomini sopra i 70 anni indipendentemente dalla presenza di fattori di rischio
  • uomini sotto i 70 anni con fattori di rischio
  • pazienti con frattura da trauma minimo
  • pazienti con condizioni associate a osteoporosi secondaria (es. insufficienza renale cronica, malattia celiaca, malassorbimento, malnutrizione cronica come nei casi di anoressia nervosa, Morbo di Cushing, ipogonadismo, iperparatiroidismo ecc)
  • pazienti sottoposti a trapianto d’organo ed in terapia immunosoppressiva a lungo termine
  • monitoraggio della terapia osteoporotica (es bifosfonati, denosumab, teriparatide) ogni 1-2 anni in base alla stabilità della densità ossea.

Con che frequenza va ripetuta la MOC?
In alcuni casi, a seconda della situazione, tra una MOC e l’altra può passare anche qualche anno; in altri, l’esame dovrà essere ripetuto a intervalli più frequenti. Tuttavia, tranne i casi particolari, non serve ripeterlo prima che siano passati 18 mesi dal controllo precedente, perché la differenza di BMD rilevata nel breve periodo potrebbe essere inferiore al margine di errore della misura.

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